Fuori dal tempo, fuori dai luoghi, fuori dalla civiltà
di Marco Cantaluppi

Siamo la squadra P969 che ha operato in Accumoli per verifiche di agibilità ai fabbricati tra mercoledì 12 e martedì 18 ottobre. Per noi inizia tutto da una telefonata di Triolo che ci comunica il probabile ingaggio e ci invita a organizzare la trasferta. Paolo ed io, prima di questa esperienza, non ci conoscevamo, c’era stata soltanto qualche parola scambiata in occasione del corso di formazione per “agibilitatori”. Circa una settimana per organizzare la nostra assenza in famiglia e al lavoro poi la partenza alle ore 6 da Como. Giunti a Rieti, abbiamo il tempo per mangiare qualche cosa prima della riunione d’ingaggio alla DICOMAC, ove torneremo poi ogni due giorni circa per la consegna delle schede AEDES. In serata si riparte e dopo chilometri di strade immerse nella natura, tortuose, senza traffico, siamo nel buio di Leonessa per il primo pernottamento. Nell’albergo, fino al nostro arrivo, per ragioni di servizio legate al terremoto erano stanziati solo poliziotti della Stradale. L’indomani, sveglia alle ore 6 e viaggio tra valli e monti verso il Centro Operativo Comunale (COC) di Accumoli. Il paesaggio è bello con montagne innevate a poche centinaia di metri sopra di noi. Il traffico è assente e il tempo richiesto per il trasferimento è dovuto unicamente alla distanza e alla tortuosità del percorso. Il tempo passa velocemente in assenza di code automobilistiche e difficoltà di parcheggio. L’ambiente è caratteristico con tanta natura e piccoli, densi, ben definiti e circoscritti insediamenti umani ricchi di storia. Eccoci, alle ore 8, al salumificio SA.NO di Accumoli, sede del COC, ove incontriamo geometri e geologi volontari dedicati alla gestione tecnico/amministrativa. Sono i geometri, infatti, che da subito ci consegnano le richieste di sopralluogo con ubicazione dell’immobile, nome cognome e numero telefonico della persona richiedente, ora dell’appuntamento. Un veloce sguardo ai vari luoghi e orari indicati nelle istanze di sopralluogo, quindi alle mappe e subito si coglie una criticità dovuta alle distanze da percorrere nel poco tempo a disposizione tra un appuntamento e l’altro (generalmente una mezz’ora).

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Criticità che poi diverrà ancora più sentita a causa dei tempi dovuti alle attese di permessi e disponibilità di personale VVF per accedere in zona rossa. Niente paura, ci sono i numeri di telefono e, dal primo giorno in avanti, prima di iniziare le operazioni ci preoccupiamo di avvisare i richiedenti sopralluogo di possibili ritardi da parte nostra o di chiedere loro anticipazioni o posticipazioni di orario. Tutto bene, troviamo persone sempre gentili, molto ragionevoli e disponibili. In qualche modo, con accorgimenti di poco conto - come la verifica e la mappatura iniziale delle rare zone ove il telefono trova campo - riusciamo a soddisfare tutte le richieste. Quattro, cinque, sei appuntamenti al giorno, su e giù tra Accumoli e le frazioni di Poggio d’Api, Terracino, Illica, Colleposta e Cesaventre. Tra le istanze di sopralluogo pochissimi sono i residenti, molti invece i proprietari di seconde case. Tra macerie, edifici seriamente danneggiati e/o prossimi a edifici pericolanti il tempo si è fermato, i panni sono ancora stesi, i letti sono sfatti e le sole presenze umane sono i Vigili del Fuoco, le Forze dell’Ordine e l’Esercito. I Vigili del Fuoco ad accompagnare noi “agibilitatori” nelle zone rosse, a realizzare opere provvisionali di messa in sicurezza di edifici d’interesse pubblico e/o rilevante, ad accompagnare i residenti per recuperi in quelle che erano - e forse torneranno - le loro abitazioni; le Forze dell’Ordine a proteggere i beni forzatamente e inaspettatamente abbandonati dalla popolazione; l’Esercito a presidiare gli accessi stradali alle zone rosse.

Luoghi non più funzionali e costretti al fermo immagine del momento dell’ultima scossa devastante, luoghi costretti al silenzio della natura ma dove il tempo, per noi impegnati in verifiche di agibilità, è passato a una velocità inaspettata, forse perché qui i tempi e le regole non sono più quelli imposti dalla civiltà, qui la natura si è imposta sull’uomo e ancora non ha smesso. Operando in questi contesti si cambia atteggiamento e te ne rendi conto solo a posteriori, ripensando al vissuto. In questi luoghi si respira la forza della natura e si è costretti ad azioni lente, meditate, alla massima attenzione. Tutti parlano sotto voce e si muovono senza fare rumore. Non è soltanto paura. Anzi, è quasi per niente paura. È profondo e assoluto rispetto per qualche cosa di più grande di noi. Tutti i giorni alle 21 ci trovavamo ancora a dover rientrare in albergo per cena e pernottamento, tutti i giorni a meravigliarci di questo fatto e a chiederci perché. Fortuna che dal terzo giorno ci spostammo a Borbona, più vicina ad Accumoli e viabilisticamente meglio servita. Una località piacevole con il suo fiume Ratto, il fagiolo borbontino e due caratteristiche storiche frazioni. Esperienza indimenticabile.

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Squadra P969: Paolo Bortolotti e Marco Cantaluppi, con due vigili del fuoco.

3 novembre 2016

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