La migliore definizione dell’immagine dell’architetto alla luce dei nuovi bisogni e delle nuove esigenze sociali e strutturali messe in evidenza dalla crisi da COVID-19 è l’obiettivo principale della piccola ricerca commissionata dal Cnappc alla società specializzata Manko.
L’indagine ha coinvolto un campione di 1.500 intervistati rappresentativi della popolazione a cui è stato somministrato un questionario a cui si sono affiancate 8 interviste personali.
Le note di sintesi del rapporto sono:
∎ si conferma il valore sociale dell’architetto: è una figura che gli intervistati dichiarano di “conoscere bene” e di cui apprezzano il lavoro
∎ circa un terzo del campione ritiene che l’architetto, nella sua attività, possa avere direttamente responsabilità anche “politiche”, di decisione nell’interesse pubblico. Essere, insomma, una figura che decide e guida il cambiamento
∎ si profila come figura tecnica e creativa, sempre più legata a lavoro in team e a carattere interdisciplinare
∎ emerge una grande fiducia nel lavoro dell’architetto come artefice della costruzione del futuro delle città e nelle città: è la figura strategica alla quale affidare la pianificazione e lo sviluppo urbano e, dopo il COVID-19, lo è in misura anche superiore a quella dell’ingegnere
∎ il modo di vivere dopo il COVID-19 spacca simmetricamente l’opinione tra chi si aspetta grandi cambiamenti (il 42%) e chi pensa che l’emergenza si risolverà portando solo pochi cambiamenti (47%), solo un 8% pensa che tutto tornerà come prima
∎ in questo quadro la figura dell’architetto viene vista come ancora più importante da oltre il 22% del campione
∎ l’architetto deve soprattutto orientare il suo intervento alle soluzioni necessarie per dare risposte ai bisogni sociali. Creatività e comprensione dei problemi sociali sono i due elementi fondamentali del paradigma del “buon architetto”
∎ anche nel dopo COVID-19, la città rimane punto di riferimento degli stili di vita del futuro: oltre alla centralità dei servizi ‒ tra i quali spicca l’attenzione per un sistema sanitario più efficiente e per ospedali adeguati a fronteggiare situazioni di emergenza ‒ le attese riguardano, innanzitutto, la dimensione smart e sostenibile della città, ma anche la valorizzazione dei quartieri e la presenza di una componente ‘rurale’ nella città stessa con l’inserimento di spazi per orti/giardini di vicinato/comunità
∎ per quanto riguarda le tematiche legate alla disparità di genere, l’opinione è in modo plebiscitario orientata ad un’equiparazione fra uomini e donne e, marginalmente (13%), emerge un qualche plus legato soprattutto alla affidabilità alla figura maschile. Chi preferirebbe affidare la progettazione di un grande progetto ad un architetto donna, ne apprezza soprattutto il maggior spirito pratico e la maggior fiducia che ispira per la sua sensibilità. Chi invece ritiene di affidarsi ad un architetto uomo vede questa professione come più adatta a questo genere al quale attribuisce, in misura quasi simile, anche maggiori capacità tecniche/tecnologiche
∎ si rafforza l’interesse (51%, era il 34% nel 2018) ad avere più informazioni sul mondo degli architetti e dell’architettura. È anche significativo il desiderio (oltre il 60%) di essere coinvolti in processi partecipativi nell’ambito delle attività di progettazione, per quartieri e città, degli architetti e degli urbanisti.