Equo compenso: dopo Catanzaro ci si appella all'Europa
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Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) ha presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per contestare la violazione, in merito alla sentenza del Consiglio di Stato 4614/2017, dei diritti contenuti nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Oggetto del contendere, il bando del Comune di Catanzaro per l’affidamento della redazione del Piano Strutturale della città a fronte di un compenso simbolico di un euro. Il bando è stato ritenuto legittimo dal Consiglio di Stato, ribaltano di fatto una sentenza del Tar della Calabria.

Nel ricorso, gli architetti fanno leva su alcune incongruenze processuali – si parla di principio del giusto processo leso – sottolineando come vi sia stata solo un’udienza cautelare e una discussione sommaria, saltando, di fatto, una fase del processo. Accanto a questo, gli architetti denunciano la non concretizzazione, in fase di sentenza, della forma semplificata, modalità che era stata comunicata come possibile in precedenza.

Gli architetti puntano il dito contro la violazione del diritto di proprietà, facendo riferimento alla legittimazione di richiesta di prestazioni professionali in forma gratuita a liberi professionisti. Questo modus operandi, secondo gli architetti, avrebbe consentito al Comune di Catanzaro un arricchimento ingiustificato a fronte di prestazioni lavorative di carattere intellettuale.

Anche il Consiglio di Stato viene chiamato in causa dalla categoria che denuncia l’affermazione dell’organo statale secondo cui un bando che prevede compensi pari a un euro possa avere spazio nell'ordinamento dello stato. Gli architetti sottolineano invece come una possibilità di questo tipo sia vietata sia dalla normativa comunitaria che da quella italiana.

Dure le parole del Presidente degli architetti italiani, Giuseppe Cappochin: «Una sentenza che rappresenta una pericolosa istigazione a delinquere, come io stesso ho denunciato la scorsa settimana nel corso di un’audizione dinanzi alla Commissione parlamentare Antimafia. Infatti l'art. 41 bis nella Legge Urbanistica Nazionale 1150/1942 stabilisce che i professionisti incaricati della redazione di un piano regolatore generale non possano assumere, fino alla definitiva approvazione del piano medesimo, incarichi professionali da committenti privati, proprio per gli ingenti interessi privati generati dalle scelte progettuali».

In risposta all’Antitrust che nei giorni scorsi si era espresso contro l’equo compenso ritenendolo un deterrente alla concorrenza, Cappochin afferma: «Siamo liberi professionisti e a favore della concorrenza centrata sulla qualità delle prestazioni nell'interesse dei cittadini e del Paese, non siamo più disposti ad accettare passivamente una competitività basata esclusivamente su fondamentalismi monetari e manifestamente finalizzata a tutelare gli interessi dei grandi gruppi finanziari. Obiettivo dei quali è togliere dalla scena il capitale intellettuale assoggettandolo al potere economico che misura la vita solo su parametri monetari e che da troppo tempo sta generando un enorme danno economico, sociale e culturale all'intero Paese».

Cappochin si concentra poi sui giovani, affermando: «Non sono una specie da tutelare facendoli lavorare gratis, come vorrebbe l'Antitrust, ma una risorsa da valorizzare. E la valorizzazione nel campo dell'architettura avviene, come negli altri grandi Paesi europei, attraverso concorsi di progettazione in due fasi: la prima aperta e poco impegnativa, la seconda, alla quale accedono mediamente cinque progettisti che ricevono un onorario per la redazione del progetto preliminare e con il premio al vincitore rappresentato dall’affidamento dell’incarico di tutte le fasi della progettazione e la direzione artistica.
Il tutto anche con la presenza di giurie composte da membri di specchiata moralità e particolarmente esperti nelle materie del concorso per garantire la trasparenza e la competente selezione qualitativa dei progetti. Concorsi di progettazione, dunque, e non il gioco al massacro del prezzo più basso e con giurati delle stazioni appaltanti molto spesso non adeguatamente competenti».

09 Dicembre 2017

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