
10.000 studenti, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, 200 scuole di ogni ordine e grado, 73 Ordini provinciali degli Architetti PPC, 700 architetti tutor e insegnanti: sono i numeri del progetto Abitare il Paese. La cultura della domanda dalla sua nascita, nel 2018.
È promosso dal Cnappc, presentato in occasione dell’VIII Congresso nazionale, in collaborazione con la Fondazione Reggio Children -Centro Loris Malaguzzi per portare nelle scuole la cultura della domanda di architettura di qualità, del progetto e la consapevolezza dell’architettura come bene collettivo.
Il Manifesto è stato lanciato il 4 dicembre a Roma presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre nel corso del convegno “La scuola oltre la scuola per la città della prossimità”.
Il “Manifesto Abitare il Paese” propone un modo nuovo di intendere la relazione tra scuola, architettura e comunità. La sua prima linea guida è quella di mettere davvero al centro bambini e ragazzi, riconoscendo il valore del loro sguardo sul mondo. Non sono semplici destinatari delle trasformazioni, ma protagonisti capaci di leggere lo spazio, interpretarlo e restituirlo con idee spesso sorprendenti. Per questo, il progetto attribuisce grande importanza all’ascolto, considerato il vero punto di partenza di ogni processo: ascoltare le persone, i territori, le storie e le emozioni che ciascun luogo porta con sé.
Un’altra direttrice fondamentale è l’idea che scuola, città e territorio formino un unico ecosistema educativo. La città non va pensata come sfondo, ma come spazio vivo in cui si impara, si sperimenta e ci si mette alla prova. Il quartiere, le piazze, i parchi, perfino gli spazi di passaggio diventano luoghi di apprendimento e di relazione, nei quali la comunità educante - insegnanti, famiglie, associazioni, professionisti, istituzioni - si attiva e lavora insieme.
Sul piano disciplinare, il Manifesto invita a considerare l’architettura come un bene comune, capace di migliorare la vita quotidiana e di generare bellezza, sostenibilità e inclusione. Questo comporta un ripensamento degli spazi scolastici e urbani, che vengono immaginati come ambienti flessibili, accoglienti e capaci di sostenere pratiche innovative di apprendimento e di vita civica.
Al centro del progetto c’è anche la partecipazione, intesa come processo condiviso in cui tutti contribuiscono alla costruzione di senso e alla trasformazione dei luoghi. È un lavoro che incrocia progettazione e pedagogia, e che porta a sviluppare una didattica “nomade”, capace di muoversi, cambiare e appropriarsi degli spazi per generare conoscenza.
Infine, il Manifesto assegna all’architetto un ruolo sociale rinnovato: non più solo progettista, ma facilitatore di processi, mediatore culturale, promotore di cittadinanza attiva. Un professionista che accompagna le comunità a formulare una domanda di qualità, orientata alla cura dei luoghi e alla sostenibilità, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Abitare il Paese ha prodotto, negli anni, interventi e proposte di rigenerazione urbana, attivati attraverso il dialogo tra scuole, amministrazioni locali e professionisti. Le esperienze territoriali, diffuse su scala nazionale, hanno consolidato il valore della comunità educante come motore di cambiamento e come base per una città più inclusiva, sostenibile e condivisa.
La Lombardia è una delle regioni che durante tutto il percorso del progetto hanno partecipato in modo continuativo e attivo al progetto, attraverso gli Ordini degli Architetti PPC di Brescia, Como, Lecco, Milano, Monza e Brianza e Varese.