La nostra esperienza ad Accumoli
di Fabio Conti

In quanto tecnici del NTN (Nucleo Tecnico Nazionale), il mattino del 24 agosto, siamo stati mobilitati. Walter Bonaiti, alla sua quarta esperienza, ha notato che, anche se alcune logistiche possono sembrare complesse, la macchina dei soccorsi si muove sempre più in fretta e bene. Con partenza prima dell’alba del 4 ottobre e viaggio di circa 8 ore arriviamo all'appuntamento nel centro operativo di Rieti, in prossimità della Dicomac (Direzione di comando e controllo, centro attivato in loco per eventi disastrosi). I tempi per le procedure di briefing e accreditamento hanno richiesto parecchio tempo, in quanto l’avvicendamento delle squadre è concentrato in un solo giorno alla settimana (pensare di prevedere l’avvicendamento su almeno due giorni potrebbe ridurre i tempi, anche alla fine del turno per la verifica alla Dicomac delle schede Aedes e il deposito delle fotografie). La nostra destinazione è presso il C.O.C. di Accumoli, Comune montano a 855 m s.l.m.

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Le tre squadre del quinto turno.

Una cosa mi rimarrà impressa di questa prima giornata: l'effetto di estraniazione vissuto arrivando a Rieti. Nel periodo trascorso tra il sisma e la partenza le immagini della devastazione si erano impresse nella memoria e quindi, arrivare a Rieti e trovarmi davanti una città pressoché intatta (per fortuna), mi ha fatto uno strano effetto. Il tutto reso ancor più surreale dal fatto che la maggior parte delle persone incontrate indossava le divise della protezione civile.
Entrare nell'area dell'evento ci ha invece catapultati... in una zona di guerra. Per Walter, lo scenario generale che si è presentato era tristemente simile a quelli visti nelle sue precedenti missioni, mentre devo ammettere che io, nonostante quanto visto sui mass media, non ero preparato a quello che ci siamo trovati di fronte. Percorrere la via Salaria era surreale: incrociavamo solo mezzi di soccorso, i ponti erano fuori sede e rialzati dalle scosse, i paesi profondamente feriti.
Inoltre, percorrendo la lunga Valle del Tronto, non nego la sorpresa nello scoprire un paesaggio pressoché montano e, infatti, la zona climatica di Accumoli è classificata “E”. La nostra base operativa, il C.O.C., era allestito in un salumificio dotato di capannoni integri e di un ampio piazzale adatto allo stazionamento dei mezzi dei soccorritori e dei tecnici.
Ogni ricordo è scolpito nella mente: le strade desolate che conducevano alle frazioni, i paesi spettrali con le facciate delle case segnate dalle caratteristiche lesioni a croce, che sembravano essere fatte da un untore. L'odore della polvere, gli animali domestici rimasti soli in cerca di cibo e padrone, la vegetazione che già prendeva il sopravvento, i bidoni della spazzatura allineati nell’attesa, che non sarebbe più avvenuta, di essere riportati nelle case. Impossibile dimenticare le persone, i volti segnati da paura e stanchezza mentre ci accompagnavano durante le ispezioni o meglio, mentre noi li accompagnavamo.

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Dettaglio di uno dei bulloni esplosi.

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Grisciano di Accumoli.

Questa è una stranezza: negli incarichi normali è il proprietario che ti invita a entrare in casa sua, qui, al contrario, eravamo noi ad invitarli in casa loro anticipandone l'ingresso, previa valutazione delle condizioni di sicurezza. Un uomo ci ha ringraziati “per aver avuto il coraggio di entrare in casa sua”. Un altro, vedendo le nostre facce sconcertate nel trovare i mobili accatastati al centro della stanza, ci ha spiegato che non era stato il sisma, ma lui che aveva finito di imbiancare la sera prima. Tanti riferivano di essersi svegliati per una "folata improvvisa di vento caldo". Entrare negli edifici rivelava "sorprese" inaspettate: case non molto lesionate all'esterno e interamente svuotate all'interno, arredi caduti ovunque, pavimenti di cocci, placide mucche ruminanti in una stalla con struttura in acciaio e bulloni “esplosi” come proiettili.
Tecnicamente abbiamo osservato che l’aggiunta di cordoli, solai e tetti in cemento armato, su murature di qualità scadente ha portato ad un aumento della vulnerabilità. Questi interventi diffusamente utilizzati negli edifici da noi valutati, erano ritenuti assolutamente corretti (addirittura specificati dalle norme allora vigenti) ai fini del miglioramento antisismico.
A chiunque chieda come è andata la missione, rispondo che è stata un'esperienza notevole, professionalmente e umanamente. Esemplare il rapporto con le altre professionalità operanti sul campo: Vigili del fuoco, Forze dell’ordine, Esercito e con gli altri tecnici (in particolare geometri e ingegneri). Radicale secondo Walter il cambiamento nelle comunicazioni rispetto al passato: ognuno è ormai una centralina di invio e ricezione di dati. È triste pensare che le scosse successive hanno vanificato gran parte di tutto il lavoro fatto.

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Tino di Accumoli, prima e dopo il terremoto.

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Squadra P831: Walter Bonaiti e Fabio Conti.

22 Novembre 2016

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