Come altri colleghi ho avuto modo di partecipare all’azione di “Rilevazione del danno sismico ed agibilità post” della Protezione Civile nell’area del sisma di agosto 2016, precisamente ad Accumuli. Ho fatto parte della squadra P968, assieme all’amico e collega Paolo Orlandi. Quasi sconosciuto prima − con lui avevo condiviso la partecipazione al corso ad Agrate Brianza, nel 2013 −, ma divenuto un amico per averci vissuto assieme otto giorni pieni di impegno e qualche piccola peripezia. Una bella esperienza, dall’11 al 18 ottobre, trascorsa in parallelo con la squadra P969 (Paolo Bortolotti e Marco Cantaluppi), con la quale abbiamo passato i pochi momenti liberi dagli impegni di incarico, di fatto… la cena.
Arrivo a scrivere queste righe dopo che è avvenuto l’altro sisma del 30 ottobre. E mi pare di dover raccontare del passato.
Così vi propongo l’intervista, che un giornale locale mi ha chiesto al rientro il 18 ottobre. Mi pare più opportuna, anche se un poco fuori dal tema, ma siamo architetti e “per il nostro mondo non vi sono confini”.
Crema, 20 ottobre 2016
Vista di Accumoli dopo il terremoto.
Intervista al ritorno della missione di “Rilevazione del danno e valutazione dell'agibilità degli immobili in emergenza post sismica”, nel Comune di Accumoli (Rieti)
Il terremoto del Centro Italia del 24 agosto 2016, che così tante vittime e danni ha creato, è ormai passato, ma abbiamo provato a sentire qualcuno che ha visto da vicino quello che è successo. L'architetto Claudio Bettinelli è di ritorno da una missione per conto della Protezione Civile, quale tecnico accreditato per “la gestione dell'emergenza sismica - rilievo del danno e valutazione dell’agibilità”. Chiediamogli allora come, dove e perché di questa sua scelta e le impressioni rilevate.
Architetto, dove e cosa è andato a fare nella zona del sisma?
Sono stato convocato dalla Protezione Civile per tramite del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC e destinato nel territorio del comune di Accumoli, uno dei più colpiti, il più vicino all'epicentro, e con una frammentazione eccezionale dell'abitato. Il comune ha 19 frazioni, pur con un totale di solo circa 1.000 residenti… prima del terremoto, perché adesso non c'è più nessuno. I paesi, le frazioni sono vuoti. Si trova qualche singola persona collegata all’allevamento degli animali. Per il resto... deserto. Silenzio, assordante.
Il mio compito è stato quello di valutare la possibilità o meno di utilizzare ancora le abitazioni o i fabbricati ad altro uso, senza mettere a repentaglio l'incolumità delle persone.
Una bella responsabilità...
Sì. La responsabilità è piena. Va però chiarito che, per poter espletare il compito, si deve avere frequentato un corso specialistico con la Protezione Civile e aver sostenuto positivamente un esame finale. Aggiungiamoci poi una lunga esperienza e un po' di passione per le questioni statiche e ambientali.
Già, ma alla fine avrà forse firmato dei documenti, speso del tempo, ci avrà messo impegno. Perché?
Beh, quando si svolge una prestazione professionale ci si impegna sempre, consapevolmente e seriamente, e si firma. È normale. Ed anche qui. Anche se in questo caso la prestazione è resa gratuitamente. Sono andato a fare il volontario. Otto giorni pieni, dalla mattina alla sera, su e giù per le strade di montagna (non è montagna altissima, ma le strade sono strette, tutte curve, tornanti e con pendenze; le distanze tra una frazione e l'altra sono anche di 15 km, un territorio vastissimo), un panino per pranzo (lì in giro non c'è più niente, non un bar, un qualsiasi punto vendita di qualsiasi genere) e documenti da redigere con precisione. Perché? Perché da tempo penso che, se si può fare (facendolo come si deve, con competenza), sia meglio farlo, piuttosto che fermarsi al “solito” contributo in denaro. E poi c'è sempre da imparare, anche in questo caso.
Imparare? Ma lei non è intervenuto come esperto?
Già. Ma al di là del fatto che vedere direttamente danni e crolli, e simili, dà modo di fare un’operazione di “ripasso” su questioni statiche, per noi non consuete, su comportamenti costruttivi e sulle “leggerezze” da evitare, legato alla visita di ogni immobile c’è il contatto con la gente, con le persone.
Un breve e fugace contatto, i proprietari devono aprire (se è il caso) e indicare la conferma delle proprietà e fornire eventuali indicazioni utili. Ma inevitabilmente chi ha vissuto quei momenti interminabili qualcosa racconta, tipo: “Neanche due minuti... ma non finivano mai. Non finiranno mai”. E sentire del panico di chi impietrito sul letto, che si muoveva per la stanza, era incapace di muoversi da lì; di chi ha visto travi in legno piegarsi fin quasi sul letto e poi tornare al proprio posto; di chi nel buio della notte ha visto spegnersi la luce per poi esserne abbagliato per minuti lunghissimi quando la luce (comunque) non c'era più.
Insomma, forse non è proprio imparare qualcosa, o forse sì, ma non saprei come descriverlo. Ascoltare quelle persone mi ha in qualche modo avvicinato al loro dramma.
Mi pare sia stato colpito dagli aspetti umani...
Come non esserlo. Arrivi e vedi edifici distrutti. Tanti completamente a terra. Sai, anche se non lo vedi, che delle persone lì sotto hanno perso la vita. Senti i racconti, le paure ancora vive, le preoccupazioni di chi incontri…e come si fa a non rimanerne colpiti?
Per contro, mi ha “colpito” anche chi chiedeva verifiche a scopo un po' troppo cautelativo.
Quali possono essere gli scopi troppo cautelativi?
Non esistono troppe cautele in questi casi. Esiste la paura che ne fa richiedere di continue e ripetute. Questi nostri interventi tecnici, quindi, a volte, si sovrappongono ad altri, e diventano tecnicamente inutili. Ma, forse, hanno una qualche valenza umana.
Tecnicamente invece cosa ha trovato?
Devo dire che, soprattutto, ho ricordato, condividendole, le parole del vescovo di Rieti, monsignor Pompili: “Non uccide il sisma, ma le opere dell'uomo”, che mi avevano colpito appena sentite al telegiornale, ma poi, sul posto, mi sono tornate alla mente come un boomerang, colpendomi ancora di più. Sua Eccellenza ha ragione. In quella zona i terremoti non sono una novità (ci sono paeselli ricostruiti in un posto diverso dopo che furono distrutti da un sisma antico), eppure si nota diffusamente un’imperizia costruttiva “da paura”. Interventi antichi, vecchi o recenti portano pressoché sempre gli stessi errati concetti costruttivi. Infatti, tanti edifici costruiti con buoni criteri hanno resistito. Non si sono danneggiati, oppure riportano danni, ma gli occupanti ne sono usciti comunque illesi. Mi è parso che ciò che è crollato lo sia stato soprattutto perché costruito male. Semmai, una costruzione onesta avrebbe potuto riportare danni, anche gravi, ma da lì al crollo... Le consegno qualche foto. Alcuni particolari, se non fossero tragicamente veri, sarebbero comici.
Ma le cose come vanno sul posto?
La Protezione Civile ha fatto e farà un gran lavoro. C'è un forte dispiegamento di mezzi e uomini, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia, Esercito, Associazioni di vario tipo, in tanti collaborano e tante cose sono già state fatte. Molte messe in sicurezza sono state attuate. Il territorio è presidiato. La popolazione rimasta mi è parso abbia avuto ogni sostegno.
Ora ci sarà da pensare al futuro. Di quello, sul posto non si vede ancora alcun segno, naturalmente. Le decisioni sono ancora a Roma e le ricognizioni sul campo pare siano da completare. Inoltre, ci sono in corso monitoraggi continui perché il suolo non è fermo e ci sono ancora scosse. Dicevano i geologi del Coordinamento che in alcune zone il livello del suolo si è abbassato di circa venti centimetri.
Lei crede che il terremoto si possa prevenire?
Intanto chiariamo bene che prevenire non è sinonimo di predire, ma fare prevenzione è possibile, da sempre. La storia delle costruzioni e, in generale, l'evoluzione tecnica, fa tesoro degli insegnamenti trascorsi, anche se spesso uno se li dimentica. Diciamo che dipende da chi è chiamato ad applicare le tecniche costruttive in quel determinato momento.
Mi spiego. Alcuni proprietari sul posto ci parlavano (operavamo in squadre di due architetti ciascuna) di interventi da “muratore”, ma nella zona sismica di maggior pericolosità d'Italia si può affidare la ristrutturazione di una casa al solo muratore? Forse, anzi, di certo, un atteggiamento più attento avrebbe richiesto il coinvolgimento di tecnici preparati. Gli edifici ben costruiti resistono, ed hanno resistito, ripeto, semmai potranno riportare danni, ma non mettono a repentaglio l'incolumità delle persone. Dentro e fuori casa.
Costruire edifici sicuri si può. Da tanto tempo si può. E da tanto tempo si deve anche, lo impone la Legge. Ad Accumoli, anche in zona rossa (le aree più colpite), qualche casa era perfettamente in ordine, nessun danno, semmai con qualche ritocco da effettuare. Eppure, erano là. Nello stesso luogo delle altre.
Certo il terremoto è una “cosa strana”, pur nello stesso cratere sismico gli effetti possono essere differenti, ma se si fosse fatto quel che si poteva (e si poteva, e si può), allora sì che la notizia potrebbe essere “archiviata”, come mi pare lo è di fatto già per tanti. Invece, purtroppo non è così, non è stato così.
08 Novembre 2016