La fragilità del cuore medievale dell’Italia centrale
di Simonetta Zampaloni e Cristiano Guernieri

La squadra denominata P1036, composta da architetti mantovani inviati nelle zone terremotate per conto della Protezione Civile, ha terminato, in questi giorni, le operazioni agibilitatorie post-sisma. Durante il turno di 8 giorni, in cui sono stati eseguiti sopralluoghi in numerosi paesi e frazioni colpiti dal sisma del 24 agosto, e distribuiti geograficamente in diverse regioni, la squadra ha operato, attraverso la compilazioni delle schede Aedes, su edifici privati e pubblici fra le mille difficoltà che imperano nell’emergenza nata da un evento sismico.

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“È stata un’esperienza molto cruda e formante, dove i sopralluoghi eseguiti, soprattutto quelli all’interno della ‘Zona rossa’ di Accumoli, ci hanno lasciato un segno profondo e difficilmente dimenticabile. Davanti a noi uno scenario apocalittico, un borgo ‘fantasma’ completamente svuotato della presenza umana e, soprattutto, senza più anima, dove un’enorme bestia si è accanita a zampate e a morsi sugli edifici”, come riferito da un componente della squadra. “Crolli ovunque, cumoli di macerie, niente più case, palazzi, attività commerciali e chiese, tutto polverizzato, non c’è più neanche il tempo fra quelle rovine, il tempo di svolgere azioni quotidiane come il prendere un caffè caldo o il trovarsi davanti al sagrato della chiesa a scambiare quattro chiacchiere, tutto si è fermato a quella notte del 24 agosto”.
Dopo il nuovo, tragico evento distruttivo di domenica 30 ottobre, vediamo ora con chiarezza che immensa è la fragilità di tutto il nostro patrimonio edilizio, storico, monumentale e non. Il territorio è ferito profondamente e si sono aperti nuovi scenari multipli, che si vanno ad aggiungere a una situazione già grave; tutto il lavoro svolto, attraverso la redazione delle schede Aedes, sull’agibilità post sisma e tutto il lavoro svolto dalle organizzazioni di tutti gli operatori fino ad allora, è stato completamente interrotto, perché il nuovo evento sismico ha aperto scenari che fino a oggi erano impensabili anche nelle peggiori ipotesi fatte a tavolino per studiare le strategie da seguire nella fase post-sisma.
Il cuore medioevale d’Italia è stato colpito duramente, l’evento catastrofico oltre all’alto costo di vite umane, ha distrutto edifici, interi borghi ricchi di vita, di cultura e di storia. Borghi nei quali le strade e le vie, anche principali, a volte non avevano nome e numero civico! Non era necessario perché quelli che vi risiedevano e animavano quei luoghi si conoscevano tutti in quanto legati alle “loro pietre” da intere generazioni.

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Segni di solidarietà al Centro Operativo di Accumoli.

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All’interno della “Zona rossa” di Accumoli.

A questo punto, dobbiamo impegnarci tutti affinché prima possibile il territorio possa riprendere la sua configurazione e, soprattutto, la sua identità, perché se non sarà così, allora saremo molto più poveri e avremo perso un pezzo della nostra stessa anima e delle nostre importantissime radici culturali.
In questa fase di emergenza la figura dell’architetto si rivela di estrema importanza, proprio perché si interviene nei centri storici medioevali, i più colpiti. L’architetto è la figura più idonea per operare in questi luoghi con la sua capacità di cogliere in profondità la relazione tra la storia delle “pietre esistenti” e le ferite che il sisma ha provocato, in virtù della sua preparazione “a tutto tondo”.
Una lettura approfondita dei borghi medioevali, che scaturisce proprio dal percorso formativo dell’architetto, e con l’idea già insita del successivo restauro, propria della capacità culturale dell’architetto, porta a una lettura degli edifici, sia monumentali e non, in maniera completa, sia dal punto di vista strettamente descrittivo-geometrico, sia materico, sia di valore dei singoli elementi costituenti lo stesso manufatto. Lettura che va a facilitare la ricostruzione successiva del manufatto.
In altre parole, per l’architetto si apre ora uno scenario importante che non deve necessariamente fermarsi alla prima emergenza e alla diagnosi dei fabbricati dopo il terremoto, ma deve continuare come parte attiva, preparata e responsabile nella futura ricostruzione.

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Squadra P1036: Cristiano Guernieri e Simonetta Zampaloni.

08 Novembre 2016

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