Per la prima volta, da quando siamo stati abilitati ad operazioni di agibilità in emergenza, siamo intervenuti in occasione del terremoto verificatosi in agosto nel centro Italia.
Lo svolgimento di questa attività ci ha visti impegnati in giornate abbastanza simili per orario ed attività svolta: appuntamento tra le 8.30 e le 9 presso l’ufficio tecnico del Comune assegnato dal Centro Coordinamento Soccorsi di Arquata del Tronto (Comune di San Ginesio) per l’affidamento delle istanze scelte per la giornata di sopralluoghi; inizio dei sopralluoghi e relativa compilazione delle schede AEDES, procedendo dall’inquadramento territoriale e dal riconoscimento dell’aggregato, intervistando i proprietari, scattando idonee fotografie e valutando, velocemente, eventuali criticità di stabilità dell’immobile prima di avvicinarsi e soprattutto prima di entrare nello stesso.
Le operazioni si sono sempre svolte con i dovuti tempi, valutando, per quanto possibile, l’immobile oggetto di schedatura, cercando di capire le sovrapposizioni temporali, gli eventuali interventi di restauro e la presenza di danni provocati dal precedente terremoto. Quest’ultimo aspetto ha comportato una notevole complicazione in quanto – a seguito di una valutazione speditiva effettuata senza idonea strumentazione – capire, riconoscere e dare un ordine temporale ai danni non è sempre cosa facile.
A fine giornata (intorno alle 18.30-19.00), seppur spesso un poco stanchi per l’attività in sè e la tensione delle decisioni da prendere, dovendo chiudere la stesura dei dati oggettivi da riportare nelle schede Aedes, si tornava di nuovo all’ufficio tecnico per la discussione ed osservazione di quanto esaminato, al fine di determinare, in perfetta condivisione di squadra, il più probabile giudizio di agibilità del fabbricato.
Prima di lasciare l’ufficio tecnico, si consegnavano le copie del frontespizio della scheda e i relativi moduli integrativi al fine di far conoscere, giorno dopo giorno, la situazione di quanto esaminato ed eventuali interventi da apportare al tessuto urbano colpito dal sisma, come da richiesta procedurale da parte della Dicomac (Direzione di Comando e Controllo).
Il compito professionale svolto sotto forma di volontariato, nel nostro caso, è stato estremamente facilitato dall’efficienza del personale dell’Ufficio Tecnico di San Ginesio. Ci sono stati consegnati idonei e precisi fascicoli contenenti l’aggregato da esaminare, copia dell’istanza presentata, schede e visure catastali, estratti di mappa per una preciso e veloce riconoscimento dell’edificio oggetto di scheda.
Gli orari delle giornate di servizio non sono variate nel fine settimana, se non per una diversa organizzazione a causa della chiusura, in genere di mezza giornata, dell’ufficio tecnico comunale.
A lato di tutta l’attività svolta ci siamo trovati anche a gestire il lato umano e morale di quanto abbiamo fatto.
L’accoglienza della popolazione, come spesso capita in casi emergenziali dove volontari e tecnici sono visti come “angeli del soccorso”, è stata sempre eccellente. Questa attività porta tecnici sconosciuti agli abitanti all’interno delle loro case. In casi particolari questi vi accedono anche da soli data la pericolosità, e la popolazione si deve fidare di far accedere persone “estranee” a luoghi privati. Anche laddove, per correttezza tecnica e morale, abbiamo dovuto dichiarare inagibile un appartamento o una casa intera, siamo riusciti ad essere delicati e cortesi spiegando che la decisione è subordinata alla messa in sicurezza delle persone.
Naturalmente abbiamo lasciato al Comune e all’Amministrazione il compito di comunicare i risultati dei nostri rilievi, anche se gli abitanti quasi sempre capivano lo stato dei propri edifici accompagnandoci nella ricognizione.
Certamente, nel colloquio con le persone residenti in edifici di cui la sera, a bocce ferme, avremmo dichiarato tecnicamente una inagibilità, ci siamo preoccupati di capire se le persone residenti – spesso anziane e con problemi fisici – avrebbero avuto alternative dove poter abitare. Condizione che non ha mai influito sul risultato tecnico, ma ci ha alleviato dal punto di vista morale. Siamo stati fortunati perché le persone incontrate avevano quasi sempre una valida alternativa fuori dall’area colpita dal terremoto – verso il mare o in altre località, presso parenti o case di vacanze dove alloggiare.
Per concludere, pensiamo di aver fatto un ottimo lavoro sotto il profilo professionale, con in aggiunta un buon approccio morale e di cortesia.
La condivisione di idee e di decisioni, sempre derivata da scambi di opinioni per arrivare ad uno stesso fine, hanno reso la nostra squadra efficiente e il lavoro meno faticoso.
Andrea Fischetti in primo piano.
Maurizio Orlandi.
22 Novembre 2016